Io, Manu e Paolino l'Alpino
Venerdì sera andiamo a bivaccare al Colle della Bicocca (m 2.285).
Sono le 23,30, montiamo la tenda e tutti a nanna.
Sveglia alle 5,30.
Il cielo è sereno, ma dal fondovalle sale già la nebbiolina; Paolino mette su il thè, intanto smontiamo la tenda e ci prepariamo:
Il nostro obiettivo è il Pelvo d'Elva (m 3.064), di cui scaleremo la parete nord lungo la via Quoziente Intellettivo Zero (5c D+ 465 m + 100 m 11L).
Partiamo verso le 6,30, percorrendo la bellissima cresta est, un sentiero panoramico sullo spartiacque tra Val Varaita e Val Maira; arriviamo alla base della cresta Nord-Est in un'ora, poi ci portiamo in parete Nord, la costeggiamo cercando l'attacco.
Ecco la fettuccia che indica la partenza!
Ci prepariamo e partiamo: sono le 8,10.
Il primo tiro è subito 5c; parte Manu.
Prima considerazione che facciamo con gioia: la via non è sovragradata.
Il secondo tiro è 4c, prosegue Manu:
Paolino fa sicura:
La terza lunghezza (5a) ci conduce ad una comoda sosta, quando ormai sotto di noi abbiamo un bel salto:
Con il quarto tiro (4c) arriviamo in cima all'avancorpo della parete nord; la via è sempre verticale, ma ben appigliata:
Troviamo anche questo fantastico vecchio cuneo di legno, di Bonattiana memoria:
In cima al pilastro, ecco quel che ci aspetta ancora:
Ne approfittiamo per uno spuntino veloce:
La quinta lunghezza è un trasferimento lungo una cengia rocciosa, che sale alla nostra destra, passando sotto la via Moby Dick.
Qui abbiamo un piccolo problemino: la relazione è chiara, ma non troviamo dove riattacca la via... aggiriamo uno sperone e risaliamo qualche metro su sfasciumi, per tornare leggermente a sinistra e ritrovare finalmente la via.
Veramente strano. O non abbiamo visto lo spit oppure c'è stato il distacco della placca che lo conteneva... Fatto sta che terminiamo il tiro con un tratto impegnativo (5c), fino alla sesta sosta.
Da qui in avanti passo a condurre la cordata.
Ci portiamo sulla vasta placconata, piuttosto appoggiata, che sale fino alla base del castello sommitale della parete, sempre traversando leggermente a destra (4c):
L'ottava lunghezza (3b) continua a salire traversando a destra, addirittura attraversando una gola rocciosa, dove "scovo" la sosta, attrezzata con 2 spit, catena e anello di calata, come quasi tutte le altre.Premessa: un paio di tiri prima, ho fatto notare a Manu che il vizio di sfilarsi le scarpette in sosta può essere molto pericoloso, a meno di legare le stesse alla caviglia con una cordelette...
Ebbene, puntualmente, all'ottava sosta ecco sfuggire una scarpetta all'infame, non per niente chiamato Il Gnoc!!! Grazie alla classica fortuna degli incoscienti, la scarpa si arresta nella gola rocciosa, una decina di metri più in basso.
Così, mentre lo insulto, lo calo a recuperarla...
Poi riparto per il nono tiro (3c).
Prima salgo qualche metro, poi traverso ancora a destra, ravanando un po' a trovare la sosta tra la nebbia che va e viene...
Mi raggiungono i compari:
Una parete verticale in placca ci separa dalla vetta.
Manu ripassa in testa e parte, assicurato da me, per il decimo tiro (5c).
E' una lunghezza veramente entusiasmante, secondo me la più bella dell'intera via!
Dopo l'agghiacciante scoperta nel sorprendere Manu che ci fa sicura lottando contro il sonno e la narcolessia, lo mandiamo avanti per uscire in cima (5b):
Il passo iniziale ci impegna per l'ultima volta, poi usciamo comodamente sulla cresta sommitale, dove ci sleghiamo e raggiungiamo in breve la vera vetta:
Il Bric Camosciera (m 2.934), sotto di noi, sbuca tra la nebbia:
Il narcolettico non si smentisce anche stavolta e si addormenta senza dignità in vetta!
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