Io, Manu, Carlo e Paolino l'Alpino
Sveglia alle 4,30, la macchina è stracarica dalla sera prima...
L'appuntamento è per le 5,00.
Si parte per una fantastica tre-giorni italo-francese.
Mi sono "preso" il ponte del 1° maggio, senza discussioni.
Parcheggiamo poco oltre il Colle della Maddalena (o Col de Larche, come lo chiamano i francesi...), ci prepariamo e partiamo: sono le 8,15 ed il cielo è un po' ingombro di nubi...
La prima parte segue il sentiero, senza neve, fino al torrente, dove la valle piega a destra ed inizia ad essere innevata, ma facendo un po' di zig-zag si riesce a pestare poca neve fino a circa 2.300 m.
Giungiamo al cospetto dell'Oronaye (m 3.100): ci sono ancora nuvole, ma la situazione pare vada migliorando, come da previsioni.
Saliamo per il Canalino Sud, inclinazione sui 30°, lungo quella che è la via normale estiva.
La neve porta piuttosto bene, quando giungiamo sotto al canalino calziamo i ramponi ed estraiamo casco, imbrago e piccozza dai sacchi.
Si comincia a salire e tutto diventa fantastico!
Appena in lontananza ecco svettare Rocca La Meja (m 2.831), la nostra meta dell'uscita precedente:
Saliamo il canalino in meno di un'ora, mentre le nuvole scompaiono:
Salendo lungo la massima pendenza, si prende quota in fretta:
Eccoci quasi in cima al canalino, alla forcella in cui si incontrano il canalino sud e quello nord, che sale dalla Val Maira; siamo sulla spalla ovest dell'Oronaye, alla quota di m 3.050, quasi dove ci eravamo fermati lo scorso anno...
Sempre coi ramponi ai piedi, abbandoniamo gli zaini e scaliamo una rampa inclinata, che ci conduce ad una piccola forcella, esattamente dove si arrestò il nostro precedente tentativo; noto subito che, anche scavando nella neve, non c'è più la sosta da cui ci eravamo calati in corda doppia...
Saliamo una paretina, poi percorriamo una piccola cresta, che conduce ad un'altra forcella: la traversata che segue è molto esposta e potenzialmente pericolosa: rari appigli per le mani ed un fondo nevoso che potrebbe cedere.
Fortunatamente c'è uno spit: tiriamo fuori le corde e decidiamo di fare le cose per bene, in sicurezza.
Mi assicuro al chiodo e faccio sicura a mio fratello, che traversa e si trova sotto la porzione di parete nord che ci separa dalla cima.
E' verticale ed esposta, anche se ben appigliata: sarà II+, ma è tutto intasato di ghiaccio e stiamo salendo coi ramponi ai piedi.
Manu arrampica pochi metri, poi trova una sosta (non splendida...) e si assicura.
Per passare quel tratto, decido di montare una corda fissa: io barcaiolo la corda allo spit, Manu fa lo stesso alla sosta; in questo modo, assicurati con un rinvio all'imbrago alla corda fissa, passiamo io, Carlo e Paolino.
Da lì in avanti, arrampichiamo slegati; io non mi fido dei guanti ed arrampico a mani nude, per sentire e valutare gli appigli (a differenza delle falesie, in questo contesto quasi ogni appiglio potrebbe rimanerci in mano, specie ad inizio stagione, in pieno disgelo) e quando finalmente esco in cresta, ho le mani indurite e doloranti.
Emergiamo sulla cresta sommitale: proprio lì troviamo una bella sosta (2 spit con cordone).
Dietro di me, ecco Carlo salire gli ultimi metri di parete nord:
Giù in basso, la forcella, con gli zaini:
Da qui, non resta che percorrere la facile cresta che conduce in vetta all'Oronaye!
Sono le 13,20. Le foto di rito:
Il libro di vetta dice che anche stavolta siamo i primi salitori stagionali della montagna.
Il panorama spazia dai sottostanti Laghi di Robourent, alle vette della Valle Stura, mentre a Nord ecco la Val Maira: nonostante la foschia, si riconosce il gruppo Castello-Provenzale, sempre sinistro (specie per me... vedi uscita del 20 maggio 2006):
1 commento:
week end bellissimo, di quelli che si ricordano...
Io direi che la stagione non poteva iniziare meglio !
Yahoooooooo !!!
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