Io, Paolo e Paolino l'Alpino
Doveva essere il ritorno alla montagna di Carlo, invece... il lavoro l'ha inchiodato ad Alba!
Il preventivato "assalto" all'Oronaye (m 3.100) pertanto viene rimandato: non possiamo portarlo a termine senza di lui, che ha come noi un conto in sospeso con la cresta finale di quella cima.
Dunque, che si fa?
Manu e Simo, che non aspettavano altro, vanno ad arrampicare al Vallone del Bourcet (posto che, tra l'altro, io non trovo tra i più esaltanti), io ho una costola incrinata e non posso arrampicare, mentre Paolino l'Alpino tira fuori dal cilindro una grande proposta: andiamo a dare un'occhiata a Rocca la Meja (m 2.831), dove io non sono mai stato!
Partiamo alle 5,30 e ci incontriamo un'ora più tardi a Dronero con Paolo.
Risaliamo la Val Maira e poi il Vallone del Preit, sulla destra orografica, quasi fino al Colle del Preit (m 2.083), dove lasciamo le auto e partiamo. Da lì, la montagna offre alla vista il suo versante Nord-Ovest:
Alle mie spalle, il Monte Cassorso (m 2.774), con l'evidente canale, ormai detritico e spoglio di neve, alla base del quale abbiamo lasciato le auto. Come al solito, impiego una vita a prepararmi: lenti a contatto, calze, scarponi, ghette, ramponi e racchette fissati allo zaino, panino, ecc...
In breve, oltrepassiamo il Passo e scendiamo al laghetto, da dove vediamo il sole fare capolino dietro alla montagna:
Saliamo, portandoci come al solito le racchette da neve in spalla (zavorra che fa allenamento...), e raggiungiamo i contrafforti occidentali di Rocca La Meja, che presentano grandiose pareti verticali di calcare-dolomia:
Paulin ci offre un assaggio di plasticità boulder:
Saliamo i ripidi pendii innevati, il fondo porta abbastanza bene, solo a tratti si sprofonda:
Saliamo lungo la base dell'imponente parete sud, lungo la cengia che rappresenta la via normale estiva di salita alla montagna; le pareti sono veramente impressionanti e lungo la normale ci sono degli spit nuovi, che consentono una assicurazione ed una discesa a corde doppie, in caso di necessità:
Abbiamo lasciato un po' di roba all'inizio del cengione che taglia la parete Sud, dove abbiamo calzato i ramponi e brandito le piccozze.
Raggiungiamo il versante Sud-Sud-Est, che ci condurrà alla base del canalino.
E finalmente... eccolo!!!
Beh, direi che è abbastanza impressionante...
Iniziamo la salita del canalino nevoso: il manto comincia a smollarsi, ma è ancora accettabile.
Va avanti Paolino. Dopo un primo scivolo, si incontra un piccolo risalto roccioso, che superiamo facendo ricorso anche a rudimenti di dry-tooling:
Giungiamo ad una splendida forcella, molto aerea, cui segue un altro scivolo, la parte alta del canalino:
Siamo fuori: sbuchiamo su una cresta innevata, da cui si vede la croce sommitale, senza più difficoltà da vincere:
Gli ultimi passi:
La vetta!
Firmando il libro di vetta, ci rendiamo conto di essere i primi a calcare la cima di Rocca La Meja nel 2007!!!
Foto artistica di vetta (in alta quota, non è raro il sopraggiungere di un certo appannamento cerebrale...):
Il clima è splendido, eccezionalmente mite per queste quote in questo periodo.
Rosicchiamo qualcosa, poi iniziamo la discesa, ricorrendo ancora in più punti all'aiuto della piccozza.
Allora, Paulin, giudizio sulla giornata? Grande alpinismo!!!
Un ultimo sguardo alla parete Sud:
Lungo la via del ritorno, una sgradita sorpresa: un bel temporale, con tanto di fitta grandinata sulla capoccia: fortuna che abbiamo il casco e che ci ripariamo per un po' in una baita diroccata.
1 commento:
bellissima giornata, alpinismo di fatica, come vuole lo spirito della varicocele! Poco da invidiare alle ascensioni estive su ghiacciaio.
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