Io, Manu e Paolino l'Alpino
La Cordata Varicocele sbarca finalmente in Dolomiti!!!
Le previsioni meteo non sono molto confortanti, Manu parla di cambiare totalmente destinazione, ma io ci tengo troppo e non mollo!
Mi metto con un foglio in mano a studiare una sorta di fuga a zig-zag dalla pioggia, consultando un sito di previsioni molto dettagliato, comune per comune e ora per ora del giorno...
Prepariamo il pullmino e partiamo alle 11,30.
All'ultimissimo momento, Paolino è dei nostri (non se ne pentirà affatto)!!!
E vai, tre caproni chiusi nel retro di un furgone...
Guido io. Chi mi conosce non si stupirà affatto di sapermi già fermo in un ristorante self-service meno di un'ora dopo la partenza!
Saliamo verso il Brennero, Paolino ha la cartina stradale in mano e fa da navigatore.
"Paolino, abbiamo passato Bolzano, ma della diramazione che dicevi non c'è l'ombra... Qui siamo quasi in Austria!".
"Eppure la dava subito dopo Bolzano...".
"Fermiamoci all'autogrill a chiedere lumi. Mi fai vedere la cartina?
No, Paolino, dimmi che non è vero... Ma quella arancio non è l'autostrada!!! Era quella azzurra...".
OK, cominciamo bene... Facciamo dietrofront (all'uscita, non inversione...) e ci fermiamo a chiedere info ad un distributore, un personaggio veramente incredibile...
Giusto all'ora di cena siamo a Moena (TN), paese fantastico in Val di Fassa; ci facciamo un'ottima cena in un ristorantino, un giretto turistico in centro e poi ci sistemiamo a dormire proprio nel piazzale da cui parte il bus-navetta che conduce al rifugio della Gardeccia. Nel retro del furgone ho sistemato un unico grande materasso di gommapiuma; un po' costipati, ma stiamo da dio.
La notte imperversa un temporalone. Sveglia alle 6,40, per prendere la prima navetta. Il tempo è splendido!
Spalanco le porte posteriori del furgone ed ecco davanti a noi il gruppo del Catinaccio:
Il bus ci lascia al Rifugio Gardeccia (m 1.949); colazione con thè e strudel e via, verso le mitiche Torri del Vajolet, uno dei simboli delle Dolomiti.
In foto, scattata salendo lungo il comodo sentiero, a sinistra la parete est del Catinaccio (m 2.981), al centro le Torri del Vajolet (m 2.805) e a destra la Torre Nord (m 2.850):
L'immensa parete est del Catinaccio:
Continuiamo a salire, raggiungendo il Rifugio Vajolet (m 2.243) ed il prospiciente e piccolissimo (8 posti) Rifugio Preuss (m 2.243). Ciò che ci colpisce subito è l'incredibile quantità di rifugi che si trovano in Trentino, almeno uno ogni mezz'ora di cammino, oltre al loro aspetto che ne fa degli alberghetti in quota: tutt'altro pianeta rispetto alle nostre vallate, in cui i rifugi sono radi e decisamente spartani.
Al di sopra dei rifugi, c'è da superare una stretta gola, dove il sentiero diventa molto più impegnativo: è attrezzato con cavi e catene, molto utili specie in caso di pioggia.
Dopo un'ora e mezza, eccoci al Rifugio Re Alberto I (m 2.620), intitolato al Re del Belgio, grande alpinista ed innamorato di queste crode, su cui si faceva accompagnare da grandissimi e mitici scalatori, primo fra tutti Tita Piaz, il Diavolo delle Dolomiti.
Alle spalle del rifugio, la possente parete nord del Catinaccio:
Di fronte, dalla terrazza del rifugio si apre una delle viste più incredibili e celebri dell'intero arco alpino: le Tre Sorelle, le Torri del Vajolet!
Da sinistra: la Torre Delago (m 2.790), la Torre Stabeler (m 2.805) e la Torre Winkler (m 2.800); tutte portano il nome del loro primo salitore.
Il meteo è buono, la schiena di Paolino un po' meno: io e Manu scaleremo il celeberrimo Spigolo Piaz o Spigolo Sud-Ovest alla Torre Delago (IV D- 150 m 5L).
Ed eccoci, due piccoli uomini di fronte al gigante di pietra:
Il primo tiro è facile (II) e, siccome sta arrivando molta gente ad attaccare la via, lo saliamo slegati, raggiungendo in breve il filo dello spigolo e la prima sosta.
Paolino si piazza accanto alla slanciatissima Torre Piaz e segue le nostre evoluzioni.
C'è veramente molta gente sulla via, molti davanti a noi.
Finalmente, con grande emozione, mettiamo le mani sulla bianchissima dolomia della Torre Delago!
Va avanti Manu. La via è attrezzata con chiodi ed analli cementati alle soste. Il secondo tiro è dato IV, ma anche a causa del traffico percorriamo un paio di varianti più difficili (direi V inferiore) e, quando si libera un po' di posto, eccoci in sosta. L'attesa in sosta, in realtà, non mi pesa affatto, perchè saliamo con gente molto simpatica, di cui facciamo conoscenza e con cui scambiamo commenti piuttosto esilaranti.
La terza lunghezza (IV) è di quelle che non si scordano tanto facilmente...
Dalla sosta, si afferra letteralmente il filo dello spigolo e lo si cavalca per una decina di metri, verticale, con un'esposizione mai provata prima... Se infatti fa già abbastanza impressione il versante sud, su cui ci siamo arrampicati fin qui, quello nord, che si apre alla vista oltre lo spigolo, è alto tre volte tanto, verticale e terrificante! Il grado (IV) non è elevato, anche se la roccia lisciata da migliaia di passaggi si presenta senz'altro più impegnativa, nonostante ciò non mi vergogno di ammettere di aver scalato con le gambe letteralmente tremanti lungo questo tratto...
Paolino riprende dal basso le nostre avventure:
Dopo qualche minuto di paura, l'arrampicata si fa più semplice ed un ultimo diedro conduce ad una confortevole sosta:
Il quarto tiro (IV-) ci vede arrampicare sul lato sud, a pochi metri dallo spigolo:
Il meteo resiste, buono:
Nella quinta ed ultima lunghezza (IV) passo avanti io: prima supero una fessura verticale, poi rinvio una clessidra e proseguo per un piccolo camino, quindi una paretina bianca mi conduce ad una sosta; siccome la vetta è vicinissima ed arrampichiamo con corde da 60 m, rinvio e proseguo, aggirando uno spuntone sulla sinistra ed ergendomi sull'aguzza vetta della Torre Delago, dopo un tiro di 50 m.
Manu mi assicura:
Mi pento subito di non aver sostato poco più in basso, poiché le corde tirano da paura, l'attrito è fortissimo; Manu comincia a salire, eccolo in piena esposizione, sotto la cima:
Consiglio ai due amici che salgono dietro di noi di sostare prima del traverso in vetta, per evitare l'attrito delle corde:
Oltre la vetta, verso nord, la Torre Nord (m 2.850):
Alla mia destra, la torre centrale delle Tre Sorelle, la Torre Stabeler (m 2.805):
Eccoci in vetta:
Dopo le foto di rito, cominciamo la delicata discesa, divertente, aerea ed espostissima:
Con una sola calata giungiamo al masso incastrato tra le due torri, poi ci caliamo lungo la Stabeler:
Eccoci al rifugio, coi piedi per terra:
Che posto incredibile, di certo non dimenticherò mai questa scalata!
Scendendo verso la Gardeccia, la nebbia si inventa dei giochi di luce bellissimi, con il bianco della dolomia che, per lo meno per noi alpinisti del nord-ovest, somiglia assolutamente ad una spruzzata di neve...
Torniamo al furgone proprio mentre inizia a piovere.
Noi partiamo per Cortina d'Ampezzo, dove ci facciamo un'ottima cena e quattro passi in centro, culminati nell'"incontro" con il mezzobusto bronzeo del grande alpinista-guida Angelo Dibona.
Poi andiamo a dormire nei pressi del Lago di Misurina.
2 commenti:
come? dove? fa vedere, sono curioso...e si eh!!!!
Eh sì, eh!!!
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