Io e Paolino l'Apino
Freddo, clima uggioso...
Io e Paolino partiamo alle 8,00; in attesa di capire le intenzioni del tempo, facciamo un salto in un centro commerciale, dove prendiamo qualche fettuccia, poi chiamo la ragazza che gestisce il negozio sotto il Paretone di Machaby: non piove, anche se il tempo non è una meraviglia...
Andiamo!
Ad un orario degno dei peggiori falesisti, approcciamo la via Pà Raumer e i Suoi Pargoli (5b D+ 300 m), di Tito Sacchet e soci.
Parcheggiamo ad Albard e saliamo all'attacco in circa 20 minuti:
Il meteo è nuvoloso, fa freddino, ma è già tanto che non piova; ci leghiamo e parto io per la prima lunghezza (4b): è una placca ottima come riscaldamento, lavorata:
Paolino mi raggiunge e parte per il secondo tiro (3b), molto facile:
Il terzo tiro è ancora più facile, una placca di trasferimento; poi ci caliamo lungo un cavo ed andiamo ad attaccare la seconda parte della via, che corre lungo una parete vicina.
Il quarto tiro (5b) parte lungo una spaccatura verticale, che affrontiamo aiutandoci con un ramo che sembra messo apposta per dare un appoggio...
Sopra la spaccatura, parte un'esaltante fessura da percorrere in dulfer, fino ad un terrazzino di sosta.
Il quinto tiro (5b) tocca a me: la fessura prosegue, salendo in leggero obliquo a destra, una dulfer spettacolare, lunga quasi due tiri, omogenea e continua; faticosa, ma veramente fantastica!
Eccomi all'uscita dalla fessura, cui segue una placca più facile ed appoggiata:
La sesta lunghezza (4b) propone subito un bel diedro, da cui si esce a destra in placca, poi una serie di salti più facili, fino ad una sosta su albero:
Dalla cengia si innalza la parete, dove corre il settimo tiro (4c): la placca è dapprima appoggiata, poi si raddrizza e diventa verticale, appigliata ma con chiodatura lunga, fino ad un buon punto di sosta, da cui recupero Paolino:
Alzandoci di quota, aumenta il vento, decisamente freddo...
L'ottava ed ultima lunghezza (4a) è salita da Paolino, con le mani gelate: peccato, perchè è molto divertente ed aerea, ma il freddo rovina un po' il piacere della scalata.
Da qui, ci caliamo con due doppie, fino alla cengia di partenza del settimo tiro, da cui scendiamo per tracce di sentiero; giungiamo alla macchina praticamente insieme all'oscurità: